Galati 5, 25

Non so se avete mai visto i programmi satirici del gruppo inglese Monte Python (anni ’70-’80). Il gruppo preparava soprattutto breve sketches, cioè breve scenette comiche. Una delle loro scenette più famose si chiama “Silly walks” (“andature sciocche”). La scenetta si svolge nel Ministero per le andature sciocche, e in essa tutti gli impiegati del ministero, con tanto di giacca e cravatta e bombetta, in  perfetto  stile  inglese,  si  muovono  in  giro  per  gli  uffici  con  le andature   più  strane,   alternando   passi   lunghissimi   a  passi  di ballerino, saltelli e quant’altro. Nel mondo reale  esistono  purtroppo  delle  andature,  dei passi, che   sarebbero   comiche,   se   non   fosse   che   in   realtà   sono spaventose. Pensate alle parate di soldati in certe dittature, presenti e passate, così come ogni tanto vengono mostrate alla televisione. Fila dopo  fila  di  uomini  che  sembrano  identici perché  hanno  gli stessi vestiti e lo stesso taglio di capelli, gli stessi berretti, uomini che camminano con andatura assolutamente ridicola, alzando le gambe in modo sincronico  fino ad un’altezza impossibile. Ridicola, se non fosse così spaventosa, questa riduzione di esseri umani ad una specie di robot, tutti uguali e tutti programmati per la guerra. Un’altra  immagine  dal  nostro  mondo  che  mi  viene  in  mente quando si parla di passi, è una diametralmente opposta all’immagine delle file ordinate dei soldati. E’ l’immagine della folla che si spaventa, che va in panico, che si mette a correre e calpesta tutto ciò e tutti coloro che trova sulla sua strada. Succede a volte durante  i  grandi  momenti  di  pellegrinaggio  religioso,  nel  Medio­ Oriente  o  in  Asia.  Ma  è  successo  anche  in  occasioni  di  feste, concerti, partite di calcio qui da noi, nella nostra parte del mondo. Scatta qualcosa e la folla non ci vede più, ciascuna persona pensa solo a scappare, a salvare se stessa, e diventa parte di una grande massa  che  non  si  ferma  davanti a  nessun  ostacolo,  neanche davanti a quello costituito da altre persone cadute in terra e travolte. Le immagini  che ho descritte  sono immagini  reali, di cose che accadono realmente. Ma mi chiedo se non sono anche immagini in senso simbolico, immagini che rappresentano la situazione in cui ci troviamo a vivere oggi.  l

 La prima immagine (delle file di  soldati) è quella del conformismo, un conformismo distruttivo che ci induce a essere tutti uguali, a volere tutti le stesse cose, a camminare tutti nella stessa direzione, una direzione che però che ci fa awicinare sempre di più a una voragine, la voragine di un mondo segnato dalla povertà, dall’oppressione, dalla guerra, di un ambiente che soffre sempre di più e di una vita che rischia di perdere il suo senso. Eppure continuiamo   a   marciare,  ad   avere   gli   stessi   comportamenti distruttivi, perché ormai ci siamo messi in moto ed è difficile cambiare direzione. Il nostro stile di vita, il nostro modo di pensare, la società in cui viviamo ce lo impedisce. E la seconda immagine (quella della folla impazzita) forse rappresenta ciò che succederà sempre più spesso, più ci awicineremo a questa voragine: le file si decompongono e ci sarà il panico, ciascuno penserà prima a se stesso e alla propria salvezza, anche  a  costo  di  calpestare  gli altri.  Non  è forse  questo  che succede quando abbiamo paura di perdere i nostri privilegi, il nostro tenore di vita? Prima ci siamo noi ed i nostri figli. Il resto del mondo può aspettare. “Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche guidati dallo Spirito”.  Nella  situazione  appena  descritta,  come  facciamo  ad essere al passo con lo Spirito? E qual è il passo dello Spirito? Ho letto una volta una frase, una specie di proverbio, che mi è rimasta in mente: “Chi cammina di un altro passo, sente un altro tamburo”. Come per dire, con un’altra immagine: “chi canta fuori dal coro segue un altro dirigente”. Camminare guidati dallo Spirito, essere al suo passo, vuoi dire dare ascolto ad un altro tamburo, non quello che ci fa marciare verso la voragine o che incita la  folla impazzita. Vuoi dire dare ascolto al tamburo di Dio che ci indica il ritmo da seguire e il passo da avere. E il ritmo è quello che scandisce: “amore – gioia – pace – pazienza  – benevolenza  – bontà  – fedeltà  – mansuetudine  – autocontrollo” (i frutti dello Spirito, Galati 5:22). Camminare guidati dallo Spirito vuoi dire avere come “segnaletica” la Parola di Dio che ci indica dove dirigere la nostra vita e le nostre azioni. Questo implica che molte volte bisogna andare controcorrente e non seguire il ritmo di tutti gli altri, bisogna osare a uscire dalle file che marciano in senso unico per vivere coerentemente con l’amore per Dio e per il prossimo che confessiamo. Dio non ci vuole conformare, non ci vuole tutti uguali; il suo Spirito indica a ciascuno di noi il nostro compito, come essere al passo con lui. Dio non ci vuole però neanche individualisti, o meglio, egoisti. Il passo dello Spirito è rispettoso degli altri, non calpesta nessuno, anzi, sovente essere al passo con lo Spirito vuoi dire proprio fare un passo indietro e preoccuparsi degli altri prima che di se stessi. Camminare con lo Spirito, essere al passo con lo Spirito, non vuoi dire partecipare ad una marcia dei lavati di cervello. Neanche vuoi  dire  correre  di  qui  e  di  là  senza  nessuna  meta  certa. Camminiamo insieme, avendo cura che nessuno rimanga indietro, ma ciascuno con la propria andatura, con le proprie sensibilità ed i propri doni e compiti. Non siamo una massa grigia o un insieme casuale di individui, siamo un gruppo di persone tenute insieme dalla  comune  fede  in  Dio  che  ci  incoraggia  nell’amore  per  il prossimo. Camminare  con  lo  Spirito:  è una  sfida  per  ogni  passo  che facciamo nella vita. E chiediamo al Signore il coraggio, la costanza e la fede necessari per poter essere sempre al passo con il suo Spirito. Amen.

Marzo 1, 2012